Non giriamoci troppo intorno: l’Italia è un paese condannato all’invecchiamento demografico. Questa è, ad un tempo, una buona e una cattiva notizia: buona perché sei circondato da pensioni di reversibilità e “accompagni”, cattiva perché un Paese del genere è destinato al fallimento. Se vedi il bicchiere mezzo pieno sei pronto ad aprire la tua prima casa di riposo. La proverbiale bontà di cuore e il tuo leggendario altruismo sono dei punti di forza, ma da soli non sono sufficienti a raggiungere l’obiettivo.

La filantropia agguerrita della concorrenza e la soverchiante burocrazia della giustizia sociale potrebbero disarcionarti durante la galoppata verso il successo.

Non scoraggiarti: le istituzioni hanno bisogno di te. La Pubblica Amministrazione fatica a rispondere alle esigenze di ospitalità della popolazione anziana bisognosa di cure. Per sopperire ai bisogni delle famiglie Comuni e Regioni vedono di buon grado i privati che erogano servizi che spetterebbero a loro.

Puoi organizzare il tuo servizio socio-assistenziale nelle tipologie previste dalla normativa, per es. in forma di casa famiglia o di comunità alloggio.

Le case di riposo nella Regione Lazio

La Costituzione stabilisce che la materia è competenza delle Regioni: per conoscere requisiti e procedure è necessario rifarsi alla normativa della Regione Lazio. L’apertura è soggetta ad autorizzazione da parte del Comune: è opportuno conoscere i regolamenti locali prima di procedere. Non di rado la muscolare attività normativa degli enti locali si risolve in un intenso esercizio di copia-incolla tra testi di legge e regolamenti: quanto segue, pur riferendosi in modo specifico al Lazio e a Roma Capitale, può rappresentare una bussola anche per chi opera nel resto d’Italia, salvo effettuare gli opportuni approfondimenti.

I riferimenti normativi

I testi normativi di riferimento da conoscere prima di aprire un alloggio per anziani nel Lazio sono molteplici: la L.R. 41/2003 in materia di “Norme in materia di autorizzazione all’apertura ed al funzionamento di strutture che prestano servizi socio-assistenziali“(è il testo di riferimento del settore); la D.G.R. 1305/2004 in materia di “Autorizzazione all’apertura ed al funzionamento delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socioassistenziali. Requisiti strutturali e organizzativi integrativi rispetto ai requisiti previsti dall’articolo 11 della L.R. n. 41/2003” (è la norma attuativa della L.R. 41/2003, che definisce “i requisiti integrativi strutturali, funzionali ed organizzativi delle strutture residenziali e semiresidenziali che prestano servizi socio-assistenziali”; la D.G.R. 125/2015 che modifica i “requisiti per il rilascio dell’autorizzazione all’apertura ed al funzionamento delle strutture che prestano i servizi di Mensa sociale e di Accoglienza notturna, Servizi per la vacanza, Servizi di pronto intervento assistenziale e Centri diurni“; la D.G.R. 126/2015 che modifica ulteriormente la D.G.R. 1305/2004.

Differenza tra ciclo residenziale e semiresidenziale

La Regione distingue tra due principali categorie di strutture di assistenza: a ciclo residenziale e a ciclo semiresidenziale. Se stai leggendo queste righe probabilmente sei interessato al primo tipo.

Le strutture semiresidenziali sono caratterizzate da ospitalità di tipo diurno e assicurano la somministrazione dei pasti, l’assistenza agli ospiti nell’espletamento delle normali attività e funzioni quotidiane, lo svolgimento di attività ricreative, educative, culturali ed aggregative. Prestazioni da centro anziani, per intenderci.

Le strutture a ciclo residenziale sono di tre tipi:

a) strutture di tipo familiare, destinate ad accogliere fino ad un massimo di sei utenti, per i quali la permanenza nel nucleo familiare sia temporaneamente o permanentemente impossibile o contrastante con il piano personalizzato, e che devono possedere i requisiti strutturali previsti per gli alloggi destinati a civile abitazione;

b) strutture a carattere comunitario, caratterizzate dalla flessibilità organizzativa, destinate ad accogliere fino ad un massimo di venti utenti, a seconda delle caratteristiche degli utenti stessi, privi del necessario supporto familiare o per i quali la permanenza nel nucleo familiare sia temporaneamente o definitivamente contrastante con il piano personalizzato;

c) strutture a prevalente accoglienza alberghiera, destinate ad accogliere non più di ottanta anziani autosufficienti o parzialmente non autosufficienti.

Case di riposo a ciclo residenziale

La Regione Lazio distingue 4 tipologie di strutture a ciclo residenziale per anziani:

a) casa-famiglia: struttura di tipo familiare destinata ad accogliere persone anziane, autosufficienti o parzialmente non autosufficienti;

b) comunità alloggio: struttura a carattere comunitario destinata ad accogliere tra 7 e 12 persone anziane, autosufficienti o parzialmente non autosufficienti;

c) casa di riposo: struttura a prevalente accoglienza alberghiera , destinata ad accogliere persone anziane, autosufficienti o parzialmente non autosufficienti, nella quale vengono assicurati, oltre alle prestazioni di tipo alberghiero, interventi culturali e ricreativi nonché servizi specifici a carattere socio-assistenziale;

d) casa-albergo: struttura a prevalente accoglienza alberghiera destinata ad accogliere persone anziane autosufficienti, sole o in coppia, e consistente in un complesso di appartamenti provvisti di servizi sia autonomi sia centralizzati, ubicata in zone urbanizzate e fornita di adeguate infrastrutture e servizi sociali.

SCIA o Autorizzazione?

Le case di riposo non rientrano tra le attività che possono avviarsi con una semplice SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività): l’art. 11 della L. 328/2000 prevede che le strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale sono autorizzate dai Comuni. La differenza tra SCIA e Autorizzazione pesa sui tempi di apertura: più rapidi ove basti la segnalazione certificata. Nel caso della SCIA, una volta protocollato in Comune il fascicolo con i documenti richiesti, si può iniziare l’attività immediatamente: eventuali richieste di integrazione potranno essere successivamente richieste dall’ufficio SUAP (Sportello Unico Attività Produttive). Nel caso dell’Autorizzazione, invece, una volta trasmessa la documentazione al Comune, sarà necessario aspettare il provvedimento autorizzativo, prima di procedere all’avvio dell’attività. In caso di documentazione incompleta, con conseguente richiesta di integrazione, i tempi si dilaterebbero ulteriormente. Per evitare che i costi di avvio si stratifichino nell’attesa dell’agognata autorizzazione, è importante costruire scrupolosamente il fascicolo della domanda, compilando correttamente i campi richiesti e allegando tutti i documenti previsti.

Autorizzazione: come ottenerla

Prima di aprire una casa di riposo devi assicurarti di avere tutti i requisiti e tutta la documentazione necessari.

I requisiti dell’edificio

I requisiti degli edifici destinati ad ospitare gli anziani sono dettati dalla normativa generale in materia di agibilità e sicurezza, e da prescrizioni di dettaglio di matrice regionale. Per prima cosa l’edificio nel quale intendi aprire l’attività deve essere a norma in materia di urbanistica, edilizia, prevenzione incendi, igiene e sicurezza. Quindi è necessario che risponda ai criteri stabiliti dal D.M. 308/2001.

L’ubicazione: scegli luoghi abitati e facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici, così da permettere la partecipazione degli utenti alla vita sociale del territorio e facilitare le visite agli ospiti delle strutture. Tuttavia grazie all’intervento legislativo della Regione Lazio è una regola che puoi comodamente derogare con la fantasia: per “motivi di sicurezza”, ovvero per meglio realizzare “specifici progetti, anche sperimentali” puoi scegliere anche la casetta nel bosco o il rifugio su in montagna.

Barriere architettoniche: banalmente, non devono esserci.

Spazi comuni: la struttura deve disporre di spazi destinati ad attività collettive e di socializzazione distinti dagli spazi destinati alle camere da letto, organizzati in modo da garantire l’autonomia individuale, la fruibilità e la privacy.

I requisiti del personale

Personale: devono essere presenti figure professionali qualificate in relazione alla tipologia del servizio prestato ed alle caratteristiche ed ai bisogni dell’utenza ospitata. Il personale deve essere in regola con la normativa sul lavoro dipendente.

Responsabile: deve essere nominato un coordinatore responsabile della struttura e del servizio prestato.

I requisiti dell’attività

Registro degli ospiti: deve essere presente ed utilizzato.

Piano personalizzato di assistenza: deve essere predisposto per ciascun ospite, con l’indicazione degli obiettivi da raggiungere, i contenuti e le modalità dell’intervento e il piano delle verifiche;

Rispetto dei ritmi di vita degli ospiti: le attività organizzate all’interno della struttura devono essere compatibili con i ritmi di vita degli utenti.

Carta dei servizi sociali: deve essere compilata indicando i criteri per l’accesso, le modalità di funzionamento della struttura, le tariffe praticate con indicazione delle prestazioni ricomprese.

I primi passi

Il primo step è la costituzione del soggetto con cui andrai a gestire la casa di riposo: un’associazione può apparire come una soluzione leggera e smart, soprattutto se intendi gestire una casa famiglia. Tuttavia soltanto una cooperativa o una società di capitali possono offrirti un salvagente qualora qualcosa dovesse andare storto. Considera che stai per gestire una palazzina piena di anziani non autosufficienti e puoi contare solo su un’assicurazione pronta a vagliare al microscopio il tuo Documento di Valutazione dei Rischi, alla bisogna.

Costituita la società puoi individuare l’edificio da affittare: considera che oltre a versare le inevitabili caparre, o la più sofisticata fideiussione, dovrai avere liquidità sufficiente ad allestire la casa di riposo e a sostenere i primi mesi di affitto a vuoto in attesa dell’autorizzazione.

A questo punto puoi reclutare le risorse umane necessarie e provvedere alla costituzione del fascicolo della domanda di autorizzazione.

I documenti da allegare alla richiesta di autorizzazione

Domanda su apposito modulo, in bollo (esenti le Organizzazioni di volontariato o le ONLUS), completa delle autocertificazioni e della documentazione necessaria. Deve essere presentata dal titolare o dal Legale Rappresentante e firmata davanti all’impiegato addetto. Può essere presentata da un delegato.

Autocertificazione della non sussistenza di requisiti ostativi al rilascio dell’Autorizzazione da parte del richiedente, dei soggetti dotati di rappresentanza legale e dei familiari conviventi.

Autocertificazione antimafia e carichi pendenti del Legale Rappresentante.

Autocertificazione antimafia e carichi pendenti del Responsabile.

Fotocopia del documento del Legale Rappresentante.

Fotocopia del documento del Responsabile.

Fotocopia e originale dell’Atto Costitutivo con l’indicazione della finalità dell’Ente, redatto da notaio, con l’indicazione del repertorio.

Fotocopia e originale dello Statuto (N.B. per le S.A.S. e le S.R.L.S. atto costitutivo e statuto coincidono).

Titolo di possesso dei locali (che deve contenere atto di assenso autenticato dal notaio del proprietario/usufruttuario dei locali allo svolgimento dell’attività richiesta. In caso di proprietà: copia e originale dell’atto di compravendita stipulato presso notaio rep. N………del ………
In caso di usufrutto, locazione, sublocazione, comodato: copia e originale della scrittura privata stipulata il……… registrata all’Ufficio delle Entrate di …… il ……. Prot………

Numero Iscrizione al Registro delle Imprese.

Copia e originale dell’ultima quietanza della Polizza assicurativa a copertura dei rischi da infortuni o da danni subiti o provocati dagli utenti, dal personale o dai volontari.

Piano economico e finanziario dell’attività della struttura su carta intestata, datato e firmato dal Legale Rappresentante in cui sia specificato il periodo di riferimento.

Notifica ai Fini della Registrazione (ASL).

Tabelle dietetiche firmate da un medico o dietista o biologo e vistate dalla ASL.

Originale e copia Nulla Osta Definitivo/Certificato di idoneità igienico sanitaria ASL, rilasciato dal S.I.S.P., con specifica della ricettività, accompagnato dalla piantina planimetrica vistata da ASL.

Progetto globale della struttura o del servizio secondo quanto stabilito dalla legge e dai successivi provvedimenti.

Carta dei Servizi sociali secondo quanto stabilito dalla legge e dai successivi provvedimenti.

Regolamento generale interno riportante l’organizzazione delle attività secondo quanto stabilito dalla legge e dai successivi provvedimenti.

Facsimile del Piano personalizzato di Assistenza.

2 copie elaborati di progetto in scala 1:100 (es. planimetrie, sezioni..) vistate da un tecnico abilitato sullo stato dei luoghi, con indicazione della superficie e l’uso di ogni vano, spazi esterni e pertinenze.

2 Relazioni tecniche asseverate di un Tecnico abilitato sulla legittimità e conformità edilizia e urbanistica dei luoghi nonché sulla eliminazione delle barriere architettoniche.

Copia dei certificati di agibilità/abitabilità e destinazione d’uso della struttura.

Copia delle certificazioni rilasciate per la messa a norma degli impianti.

Estremi dell’eventuale D.I.A./S.C.I.A. edilizia.

Documentazione di conformità della struttura alla normativa di prevenzione incendi per le strutture con capacità ricettiva superiore a n. 25 posti letto.

Nulla Osta Impatto Acustico.

Reversale.

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